La storia di Mò che tigelle, il foodtruck che porta la tradizione emiliana su strada

“Quando ho deciso di cambiare lavoro ho scelto una professione che in realtà fosse una passione”, ci racconta Simone Ligabue, proprietario di Mò che tigelle.

Ho imparato a fare le tigelle da bambino, avrò avuto cinque o sei anni”, ci racconta Simone, “ e ho continuato a prepararle per le feste con gli amici e in famiglia anche quando sono diventato adulto”. Poi è arrivata l’idea di rendere la passione in un vero e proprio lavoro. E da ormai un anno a bordo del suo foodtruck tutto giallo Simone e il suo team portano in giro per l’Italia le tigelle, tipici paninetti dell’appennino modenese cotte su speciali piastre e da farcire con formaggi e affettati.

Mò che tigelle partecipa sia a “eventi di streetfood che a feste private, in giro per tutta l’Italia”. Quando lo contattiamo, Simone è appena tornato da Rovereto, in provincia di Trento, e si sta preparando per due eventi nel giro di pochi giorni, uno a Modena e uno a Bologna. Ma ci confessa che “è un caso se siamo stati chiamati qui vicino, solitamente viaggiamo per tutta l’Italia per partecipare ai festival”.

“Mi piace molto il mio lavoro, non solo perché mi permette di dedicarmi alla mia passione, ma anche perché si tratta di una professione basata sul rapporto con il pubblico. Agli eventi a cui partecipiamo si crea sempre un clima di festa molto bello!”

Se anche tu vuoi avere maggiori informazioni su come rendere la tua passione un lavoro, contattaci allo 055 919431 o a info@streetfoody.it!

Progetto finanziato nel quadro del POR FESR Toscana 2014/2020 finalizzato a:
1. promozione e commercializzazione di mezzi street food Made in ltaly all'estero
2. migliorare l’efficienza aziendale digitale, organizzativa e promozionale dell’azienda
3. digitalizzare i processi produttivi snellendoli, condividendoli, modificando la percezione del brand sulla rete e sui social implementando anche gli strumenti in termini di big data analisi

POR CreO